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« Il Bio » : andiamo oltre le certificazioni e l’agricoltura!

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Louise Browaeys è autrice, ingegnera agronoma, permacultrice... Per Darwin Nutrition, analizza e fa luce su temi legati all'alimentazione. Qui spiega il percorso compiuto dal 'bio' e le trasformazioni future oltre le certificazioni e l'agricoltura.

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biologico
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Une équipe éditoriale spécialisée en nutrition. Auteurs du livre Les aliments bénéfiques (Mango Editions) et du podcast Révolutions Alimentaires.

Ho la gioia di lavorare da dieci anni nel fertile panorama del biologico

Dico « la bio » e non « il bio » perché parliamo di agricoltura, al femminile! Ma anche di filosofia e di etica. I pionieri a volte mi hanno raccontato come in passato avessero subito disprezzo, persino malevolenza: negli anni 1970 e 1980 il biologico era una nicchia brillante, controversa e incompresa. L’entità e la gravità degli inquinamenti erano poco conosciute, le risorse sembravano infinite, gli scandali del settore alimentare dovevano ancora arrivare, le persone non avevano affrontato con decisione la questione – fondamentale – della loro salute (sopravvivenza?) e di quella dei loro figli. 

Oggi il biologico fiorisce, si è arricchito e sviluppato, ha conquistato molta terra, molti cuori e altrettanti stomaci; è lontano dall’essere perfetto e definitivo, ma ispira e non ha più nulla da dimostrare.

I pionieri sono orgogliosi, i negozi bio non si svuotano, gli studi scientifici che ne dimostrano i benefici si susseguono, i semi si riseminano, le vecchie varietà ringiovaniscono, i giovani germogli del bio si moltiplicano, la cucina si rinnova, i viticoltori si mettono a farlo, i ministri cercano ancora di comprenderla,

Sono legata al biologico

Lo dico spesso fin da subito, per rispondere alle critiche che diranno che sono di parte. Sì, sono di parte, amo i valori che il biologico rappresenta, amo gli uomini e le donne che lo producono e lo abbelliscono, amo il suo carattere pionieristico, gioioso e impegnato. A volte ho difeso il biologico quando veniva attaccato sui suoi reali benefici agronomici e nutrizionali; spesso ho rilevato in questi attacchi, pur se pertinenti, una certa ingratitudine. Sì, il biologico non è perfetto, ma forse cominciamo lodando ciò che fa meglio: le porte che apre, le ispirazioni che offre e le trasformazioni necessarie e profonde che impulsa nella nostra società. 

Una visione sistemica ed ecologica

Dal biologico terrestre, dal suolo organico, sono passata, attraverso il mio lavoro di consulente in responsabilità sociale d’impresa (RSE) e in ecologia, a una forma di «bio in azienda» e di «organizzazioni organiche». Dalla salute dei suoli, dei paesaggi, delle piante, degli animali, degli agricoltori e delle agricoltrici, sono passata alla salute dei dipendenti, degli spazi comuni, dei progetti, dei prodotti, delle riunioni.

Ho sempre pensato che il settore del biologico non potesse accontentarsi degli sforzi (considerevoli) degli agricoltori e delle agricoltrici.

E che l’intera filiera doveva innalzarsi sullo stesso crinale, magnificamente segnato dai quattro valori fondanti, di grande attualità: equità, precauzione, salute, ecologia, e sui quali possiamo soffermarci.

Una ragione d’essere ampia, pionieristica e ambiziosa

L’agricoltura biologica, fin dalla sua genesi, si pone come un’alternativa ecologica all’agricoltura chimica e inquinante. Il progetto di quest’ultima è innanzitutto incentrato sulla quantità (come produrre il massimo al minor costo), mentre l’agricoltura biologica si allinea fin dall’inizio a una ragione d’essere globale, pionieristica e ambiziosa: nutrire l’uomo prendendosi cura della sua salute E di quella del pianeta. Questa ragione d’essere iniziale non è senza ricordare fortemente le tre etiche della permacultura, un movimento ecologico nato negli anni ’70 e che non ha smesso di crescere: prendersi cura della terra, prendersi cura dell’uomo e condividere in modo equo.

Nel 1972, (anno stesso della pubblicazione del celebre rapporto Meadows che ci metteva in guardia sui limiti della crescita), quattro principi fondatori furono quindi enunciati da IFOAM, che mostrava la capacità assolutamente inedita del biologico di collegare le grandi sfide contemporanee : salute, equità, ecologia, precauzione.

  • Il principio di salute : sostenere e migliorare la salute dei suoli, delle piante, degli animali, degli esseri umani e del pianeta, considerandola unica e indivisibile.
  • Il principio di ecologia : basarsi sui cicli e sui sistemi ecologici viventi, accordarsi con essi, imitarli e aiutarli a mantenersi.
  • Il principio di equità : costruirsi su relazioni che assicurino equità rispetto all’ambiente comune e alle opportunità della vita.
  • Il principio di precauzione: comportarsi in modo prudente e responsabile per proteggere la salute e il benessere delle generazioni presenti e future e l’ambiente.

Una normativa e un necessario impoverimento

Nel 1992, la prima normativa europea sull’agricoltura biologica ha il merito di uniformare le pratiche e di proporre un linguaggio comune. Essa offre al biologico di essere la filiera alimentare più controllata e la più degna di fiducia.

Riunisce tutti i marchi nazionali (compreso il marchio nazionale AB, che il 97% dei francesi riconosce e la cui protezione e difesa è garantita dall’INAO) sotto un’unica egida: il marchio europeo, ancora chiamato lEurofoglia.

Così il marchio nazionale AB, come gli altri marchi dei paesi europei, equivale oggi al marchio europeo. 

È anche una prima forma di semplificazione e di impoverimento dei criteri del biologico che apre inevitabilmente la strada a un biologico a due velocità :

– quella che si limita strettamente al rispetto della normativa (e alle sue innumerevoli deroghe), quella che alcuni definiscono « bio-intensiva »,

-quella che prosegue il cammino, che dubita, che progredisce, che osa, che è l’anima del biologico, che si nutre dei valori fondanti e per la quale il rispetto della normativa non è che una necessaria formalità o, per dirla in altro modo: il primo stadio del razzo.

L’agricoltura biologica ha aperto una nuova voce.

Ha dimostrato di essere una scienza molto più rispettosa rispetto all’agricoltura convenzionale i cui danni a tutti i livelli (salute dei suoli, dei paesaggi, degli agricoltori, dei consumatori) sono sempre più documentati. Punta a mantenersi il più vicino possibile alla natura. È una delle principali fonti d’ispirazione per la transizione verso l’agricoltura di domani che tutti noi attendiamo: un’agricoltura forestale, biomimetica, solare e post-petrolio! 

Numerosi agricoltori e aziende del biologico seguono questo percorso. Sanno che trasformare e/o vendere prodotti biologici è un enorme passo avanti per la salute, la vita del suolo e il bene comune. Ma sanno che non è sufficiente. 

Che bisogna andare sempre più avanti sul crinale.

Altri marchi di qualità agricola….

Sull’onda del biologico, altre iniziative agricole esistono, ma nessuna può vantare il sistema di controllo del biologico: la biodinamica che lavora ancora di più con i cicli della natura e la rigenerazione dei suoli, il label rouge – che offre prodotti di qualità superiore, ma con capitolati meno esigenti rispetto al label bio, il label bleu blanc coeur – un label privato più incentrato sull’aspetto nutrizionale. 

Si noti che la permacultura, un’agronomia d’avanguardia seguita da vicino dall’INRA, oggi non beneficia di alcun label.

E dei marchi RSE nelle aziende

Alcune aziende del biologico si dotano anche di un label RSE settoriale, chiamato Bioentreprisedurable. Lavorano a tutti i livelli: riduzione degli impatti dell’inquinamento industriale, benessere sul lavoro, parità, diversità, intelligenza collettiva, sensibilizzazione dei consumatori. Cercano di diminuire i loro impatti negativi sulla natura e persino di crearne di positivi.

Si occupano dell’economia della funzionalità (sostituire alla vendita di un bene la vendita di un servizio) e dell’economia circolare (utilizzare i rifiuti degli altri come materia prima).

Cercano di creare un circolo virtuoso di libertà, responsabilità, fiducia e iniziative. Conoscono la necessità vitale di aprire i propri confini: le loro membrane diventano allora superfici di scambio come le cellule viventi, per catturare l’energia e le innovazioni ai margini. Allo stesso modo in un campo, un agricoltore riporta dalla bordura, dal fossato o dalla siepe una varietà che lo interessa, singolare, adatta al suo territorio.

I vantaggi di queste iniziative RSI (Responsabilità sociale delle imprese) che prolungano il progetto iniziale del biologico sono molteplici all’interno dell’azienda (coinvolgimento, coesione, performance, gestione dei rischi, gioia sul lavoro, ecc.), così come all’esterno (aspettative dei clienti soddisfatte, qualità, notorietà, rispetto della natura, sensibilizzazione, ecc.). Questi punti di forza alimentano ciascuno a proprio livello e permettono a queste imprese di offrire il meglio del biologico nel rispetto della natura, dell’uomo, del suolo e delle generazioni future. 

Sta quindi a ciascuno responsabilizzarsi e scegliere, nella misura dei propri mezzi e dei propri desideri, di incoraggiare le agricolture e le imprese più rispettose del vivente, non quelle più perfette, ma piuttosto le più ispiratrici per le trasformazioni ecologiche che oggi dobbiamo avviare insieme. 


Fonti e consigli di lettura per approfondire

« L’agricoltura biologica : un vantaggio per il clima », Nota dell’Agence Bio, 06/08/15
« Quale contributo dell’agricoltura francese alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra ? » Luglio 2013, INRA
Studio del FIBL « AB e biodiversità » : https://www.fibl.org/fileadmin/documents/shop/1547-biodiversite.pdf
Studio del CNRS sulla biodiversità : http://www.cnrs.fr/cw/dossiers/dosbiodiv/?pid=decouv_chapC_p5_d1&zoom_id=zoom_d1_2
Que Choisir / n° di ottobre 2016
Quantificazione e valutazione economica delle esternalità dell’AB – Rapporto INRA & ITAB
Lairon, D. (2009). La qualità dei prodotti dell’agricoltura biologica. Innovations Agronomiques, 4, 281- 287
« La produzione biologica migliora la qualità nutrizionale del latte modificando la composizione degli acidi grassi: uno studio su scala nazionale negli Stati Uniti della durata di 18 mesi », 2013
Opera « Mangiare bio, è meglio! Nuove prove scientifiche a sostegno », Claude Aubert, Denis Lairon, André Lefebvre, 2012
« Valutazione nutrizionale e sanitaria degli alimenti derivati dall’agricoltura biologica », AFSSA, 2003
Allora, cosa mangiamo? di Laurent Chevallier e Claude Aubert, Ed Fayard, 2009
Michel de Lorgeril, Mangiare bio, saggia precauzione. Le Monde, agosto 2009
Solleviamo il velo sulle vite spezzate dai pesticidi. Le Monde, dicembre 2016